“Scienza aperta” e innovazione armonica: nuovi paradigmi per nuove società

Adrien Converse

Condivisione, trasparenza, affidabilità, accessibilità, uso pubblico, inclusività e orientamento no profit come cardini e princìpi di una nuova idea di scienza.

da Quants numero 0, febbraio 2023

Un’orchestra non è solo una somma di voci, di strumenti e di suoni. È qualcosa di più. È un corpo armonico in cui ogni elemento ha un ruolo fondamentale per la melodia, e la diversità dei suoni diventa una ricchezza se opportunamente governata. Si può immaginare un’analogia fra il processo di innovazione e un concerto di musica sinfonica: il trait d’union di questi due ambiti, che per molti versi possono sembrare distanti, è l’armonia. L’innovazione deve essere armonica, ossia deve essere un’innovazione che nasce e si sviluppa facendo in modo che tutti gli agenti coinvolti interagiscano positivamente tra loro e con l’ambiente esterno. Imprese, territori, istituzioni diventano, quindi, dei tasselli di un puzzle più grande che può crescere solo se tutti gli attori cooperano e contribuiscono alla crescita collettiva. 

Non si tratta di ragionare sulle tante innovazioni, sulle tante azioni, sui tanti interventi possibili, il che rischierebbe di essere un esercizio debole se privo di solide basi. Si tratta, piuttosto, di fermarci a riflettere sul concetto stesso di innovazione, rifondandone le basi. Attraverso l’innovazione armonica si può favorire la formazione di nuove competenze, la valorizzazione dei giovani talenti e la costruzione di nuove leadership generazionali, la nascita e l’accompagnamento di startup, spin-off e PMI innovative di particolare valore, la costruzione di reti e network qualificati e stabili per l’innovazione: azioni che diventano volano di sviluppo per i territori.  

L’innovazione armonica è strettamente legata all’idea di “scienza aperta”, anzi può essere immaginata come una sua declinazione. È un’idea che è stata riscoperta negli ultimi anni dalla comunità scientifica, segnando così un ritorno all’antico, allo spirito delle Accademie Scientifiche che avevano nella comunicazione delle scoperte scientifiche e nella cooperazione tra i ricercatori elementi qualificanti e distintivi. Scienza Aperta (Open Science) e Ricerca Cooperativa (Cooperative Research) sono due concetti che circolavano nella comunità scientifica già negli anni ‘80 del secolo scorso, anche se è con il nuovo millennio che hanno trovato una più ampia consacrazione. Paul David della Stanford University in un suo saggio del 2013 ripercorre il concetto di Open Science fin dal Rinascimento, mettendo in evidenza che l’idea di scienza aperta comincia ad apparire già durante la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo come aspetto organizzativo, distintivo e vitale della rivoluzione scientifica. Questa rivoluzione rappresentò un passo avanti importante per la scienza, perché costituì una rottura rispetto alla cosiddetta “etica della segretezza”, che era stato il paradigma dominante della ricerca scientifica dei secoli precedenti, con un’immagine dello scienziato che rimaneva chiuso in una inaccessibile turris eburnea. 

Scienza Aperta significò già da allora un nuovo insieme di norme, incentivi e strutture organizzative mirate a rafforzare gli impegni dei ricercatori per un rapido scambio e una rapida divulgazione delle nuove conoscenze, con l’obiettivo di rendere più agevole lo sviluppo delle scoperte scientifiche. Il concetto di scienza aperta si contrappone al concetto di “tecnologia rivale”, che per sua natura è costituita da un insieme di conoscenze, oggetto di sviluppi concreti che coinvolgono anche rilevanti interessi economici, che non devono essere liberamente condivise. Perché chi arriva per primo a fare una scoperta o un’invenzione è anche il soggetto che ne ottiene i maggiori benefici economici. Il XX secolo è stato storicamente il momento in cui la Tecnologia Rivale ha preso il sopravvento sulla Scienza Aperta e lo scienziato si è spesso trasformato in un tecnologo che privilegiava il brevetto rispetto allo sviluppo delle conoscenze scientifiche. Tecnologia Rivale significa considerare gli altri ricercatori come dei potenziali concorrenti che bisogna bruciare sul tempo, e in quell’ottica ogni scambio di informazioni deve essere ridotto al minimo indispensabile, perché potrebbe trasformarsi in un vantaggio per i concorrenti. 

La spasmodica ricerca del brevetto, ossia la corsa ad arrivare per primi per poter sfruttare economicamente le scoperte e le invenzioni, ha diminuito la capacità innovativa del progresso scientifico.

Il risultato di questa predominanza della Tecnologia Rivale ha comportato un rallentamento del progresso scientifico e, in ultima analisi, anche tecnologico, dovuto all’inefficiente circolazione di informazioni e, allo stesso tempo, alla diminuita capacità di cooperazione degli scienziati. La spasmodica ricerca del brevetto, ossia la corsa ad arrivare per primi per poter sfruttare economicamente le scoperte e le invenzioni, ha diminuito la capacità innovativa del progresso scientifico. L’essere riusciti ad ottenere un vaccino approvato dopo nove mesi dal sequenziamento del genoma è un risultato straordinario ma, allo stesso tempo, i limiti che i singoli vaccini hanno mostrato avrebbero potuto essere ridotti di molto se lo stesso metodo collaborativo tra i ricercatori mostrato nella fase di sequenziamento del genoma fosse continuato durante la fase di sviluppo dei vaccini. 

La guerra per arrivare per primi è un dato di fatto, e non si può essere così ingenui da pensare che gli enormi interessi economici, e non solo, che stanno dietro la ricerca di un vaccino potenzialmente rivolto a otto miliardi di persone possano essere messi in secondo piano semplicemente per ottenere un prodotto migliore, ma è indubbio che la Tecnologia Rivale ha costi indiretti molto alti e rallenta la ricerca e lo sviluppo di soluzioni. Ma sono anche altri gli effetti negativi della predominanza della Tecnologia Rivale sulla Scienza Aperta. Il primo è sicuramente il fatto che lo sviluppo tecnologico viene frenato da un inefficiente sviluppo della ricerca di base. L’enfasi sulla scoperta e sul brevetto porta ad una focalizzazione delle risorse sulle applicazioni economicamente vantaggiose delle scoperte scientifiche e toglie risorse alla ricerca di base; quella ricerca che non ha una immediata ricaduta tecnologica, ma che è quella che assicura un progresso scientifico maggiore nel lungo periodo, e che è alla base della capacità innovativa di un sistema industriale. 

Stanno nascendo piattaforme di ricerca cooperativa che, mettendo insieme esperienze e competenze diverse, aumentano la capacità di risoluzione dei problemi.

Considerare la ricerca di base come poco utile significa tarpare le ali al progresso non solo scientifico ma anche tecnologico. Questo è, purtroppo, un problema con cui in Italia combattiamo da molti anni, con un livello di investimenti nella ricerca di base che non supera i pochi decimali di PIL. Un altro effetto negativo dell’enfasi sul brevetto è che linee di ricerca importanti, ma di scarso impatto economico, vengono tralasciate.  In campo sanitario, ad esempio, la ricerca di nuovi antibiotici contro i batteri penicillo-resistenti è all’anno zero, anche se ogni anno le infezioni da batteri resistenti producono nel mondo più morti del Covid 19. Anche la ricerca di farmaci per curare le malattie rare viene messa in secondo piano perché il numero dei potenziali utenti è troppo limitato per giustificare gli ingenti costi di sviluppo di farmaci specifici.

La comunità scientifica, negli ultimi anni, in netta contrapposizione con questo stato di cose, ha preso consapevolezza dell’importanza della Scienza Aperta e si può riscontrare che si stanno moltiplicando nel mondo esempi di ricerche cooperative in cui più gruppi di ricercatori, superando la logica del brevetto ad ogni costo, mettono da parte la segretezza e comunicano i risultati collaborando fianco a fianco. Stanno nascendo piattaforme di ricerca cooperativa che, mettendo insieme esperienze e competenze diverse, aumentano la capacità di risoluzione dei problemi. Condivisione, trasparenza, affidabilità, accessibilità, uso pubblico, inclusività e orientamento non profit sono i cardini e principi della Scienza Aperta e anche gli strumenti per creare innovazione armonica. L’open access ai risultati della ricerca, reso più facile dagli strumenti digitali, consente una diffusione più rapida e più ampia della conoscenza scientifica e consente anche un maggiore progresso tecnologico. Una best pratice in questo campo può essere costituita dalla Research Data Alliance (RDA), un’organizzazione internazionale fondata nel 2013, che attualmente comprende 61 organizzazioni internazionali, quasi 11500 associati e 96 gruppi di lavoro, e che vuole essere una delle più grandi infrastrutture di ricerca cooperativa, con al suo interno anche un gruppo di lavoro RDA COVID-19 con oltre 600 membri.  Il grande pubblico non conosce i nomi di Tim Berners- Lee e Robert Cailliau, ma se oggi acquistiamo online, usiamo i social, facciamo smart working o didattica a distanza lo dobbiamo ai loro studi e alle loro scoperte che rifiutarono di brevettare e che vollero fossero disponibili gratuitamente per tutti: sono gli inventori del World Wide Web. Se avessero pensato al profitto sarebbero sicuramente diventati miliardari, ma il mondo oggi sarebbe diverso da quello che è.
È un esempio che ci fa capire quali importanti risultati si possono ottenere abbracciando i concetti di Scienza Aperta e di innovazione armonica, e di quello che potremmo realizzare facendoli diventare una prassi comune nel sistema economico.

Professore di Politica economica e direttore del Centro studi delle politiche economiche e territoriali del Dipartimento Patrimonio, Architettura e Urbanistica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Presidente dell’Organismo indipendente di valutazione del Consiglio Regionale della Calabria, è anche Accademico del Barcelona Economic Network della Real Academia de Ciencias Económicas y Financieras di Spagna, componente della task force per le Applicazioni dell’intelligenza artificiale alla P.A. dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID).